Italia
October 25, 2022
Meet The Breeder #7
Intervista a Andrea Mattiuzzo, Sweet Pepper Breeder di Vegetables by Bayer
Ibridazione e semi ibridi sono temi ormai all’ordine del giorno quando si parla di sementi per orticole e produzione di ortaggi. Tuttavia, non è semplice orientarsi nella grande quantità di informazioni disponibili, e spesso sommarie, sull’argomento.
Le varietà di orticole create attraverso ibridazione sono erroneamente spesso guardate con diffidenza, associate a pratiche genetiche contro natura o addirittura dannose per la salute.
Per fare un po’ di chiarezza, abbiamo intervistato Andrea Mattiuzzo, Breeder peperone per Seminis – Vegetables by Bayer, che dal 2008 si occupa con passione di creazione e sviluppo delle nuove varietà di peperone Seminis.
Abbiamo fatto due chiacchiere con lui per capire meglio che cosa s’intende per semi ibridi, come avviene il processo d’ibridazione, nonché sfatare alcuni luoghi comuni al riguardo.
Lavori al Centro Ricerche di Latina come genetista del peperone per Seminis - Vegetables by Bayer. Raccontaci un po’ il tuo percorso, da quando hai iniziato fino ad oggi.
Il mio percorso di studi è fortemente legato alla mia carriera in azienda: ho cominciato a lavorare in Seminis nel 2008, quando stavo ultimando il primo anno della mia laurea specialistica in tecnologie agro-industriali, presso l’Università La Sapienza di Roma.
In quegli anni, svolgevo attività di ricercatore associato nel peperone e ho continuato a farlo anche dopo la laurea e dopo aver conseguito il dottorato di genetica agraria presso l’Università Federico II di Napoli . Quindi, studiando e lavorando allo stesso tempo, sono passato al ruolo di Breeder del peperone nel 2019.
Dall’inglese, “breeder” significa letteralmente “allevatore”, e identifica colui che seleziona (alleva) le migliori linee parentali per la produzione delle nuove varietà ibride del futuro. Ricopro questo ruolo per tutta l’EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) per i peperoni mezzo-lunghi e corni, sia per la serra che per il campo aperto.
Parliamo di semi ibridi e ibridazione. C’è molta confusione sul tema: cosa sono le sementi ibride?
Per seme ibrido intendiamo il risultato dell’ibridazione, ottenuta tramite il processo manuale di incrocio tra due linee chiamate parentali. Ma andiamo con ordine.
Per produrre una nuova varietà ibrida, e quindi un seme ibrido per l’agricoltore, dobbiamo necessariamente partire dallo sviluppo e dalla selezione delle linee parentali, le quali produrranno, dopo l’incrocio, una nuova semente ibrida.
La selezione delle linee parentali avviene attraverso un attento lavoro in campo e in serra che dura, in molti casi, diversi anni e con l’impiego dei principi della genetica classica, attualizzati però al contesto moderno in cui oggi viviamo.
Una volta identificate le migliori linee parentali, sia da un punto di vista agronomico che di resistenza, queste vengono incrociate tra loro, attraverso un processo manuale.
Come? Facciamo un breve esempio. Immaginiamo ora due piante di peperone, di cui una svolgerà la funzione femminile (porta seme), mentre l’altra svolgerà la funzione maschile (porta polline). L’operatore rimuoverà, manualmente e senza danneggiarlo, le antere dal fiore femminile (prima che sia stato già fecondato) e preleverà poi una piccola quantità di polline dalle antere del fiore maschile, per porlo sul pistillo della pianta femminile.
Ed ecco l’ibridazione! Il risultato? Un seme ibrido che produrrà una varietà ibrida con caratteristiche agronomiche e di resistenza del tutto migliori rispetto ai parentali che l’hanno originata.
Comunemente si pensa che i semi ibridi, conosciuti anche come F1, siano sterili: è effettivamente così? Cerchiamo di fare chiarezza.
Trasciando alcune eccezioni (come ad esempio i semi di finocchio e sedano), no, i semi ibridi, e quindi le varietà che essi producono, non sono sterili.
Proviamo a chiarirlo con un esempio. Prendiamo un ibrido di peperone ben maturo.
Essendo una specie autogama che contiene sia organi femminili che maschili, il peperone può autoimpollinarsi. Estraiamone i semi e mettiamoli in un vaso a dimora, con l’aiuto di un po’ d’acqua, vedremo, dopo alcuni giorni/una settimana, germogliare qualcosa.
Questa è la dimostrazione della fertilità dei semi prodotti dalla varietà F1 attraverso l’autoimpollinazione.
Il peperone che sta nascendo sarà uguale all’ibrido F1? In questo caso la risposta è no.
Le nuove piantine ottenute dai semi dell’ibrido F1 saranno una nuova generazione di piante (F2), in cui tutti i caratteri della generazione precedente sono mescolati in maniera casuale in un numero variabile di individui (piante), quindi le caratteristiche agronomiche e di resistenza saranno anch’esse suddivise in maniera casuale tra gli individui.
Una singola pianta della generazione F2 dunque non avrà più con sé, e tutte insieme, le varie caratteristiche eccellenti di produzione, qualità e resistenza che invece aveva l’ibrido F1.
Con questo viene altresì dimostrato il vantaggio dell’ibrido rispetto alle progenie seguenti (F2, F3, F4, ecc.). Questo è chiamato "effetto eterotico" o "vigore ibrido", dove in sintesi si intende un individuo (pianta) F1 il quale presenta un netto miglioramento delle caratteristiche agronomiche rispetto a quelle dei suoi parentali.
Nell’immaginario di molti, spesso le sementi ibride vengono associate agli OGM e dunque trattate con diffidenza da agricoltori e consumatori: puoi spiegarci che differenza c’è tra genetica classica e OGM?
Nonostante vengano spesso associate, semente ibrida e OGM non sono assolutamente la stessa cosa.
L’acronimo OGM (Organismo Geneticamente Modificato) indica un ortaggio al quale, con tecniche di ingegneria genetica, viene aggiunto un gene esogeno (non appartenente necessariamente alla stessa specie), oppure viene modificato artificialmente un gene già presente nell’organismo, al fine di conferirgli caratteristiche agronomiche che naturalmente non avrebbe, come per esempio la resistenza a erbicidi e/o ad attacchi di insetti.
In Europa come in Italia, la coltivazione a fini commerciali di piante OGM non è permessa.
Come già detto, quanto prodotto dalla ricerca sulle orticole di Bayer è sviluppato interamente con tecniche di genetica classica, che prevede la selezione agronomica e di campo con tecnologie coadiuvanti, ma che non modificano in alcun modo l’assetto genetico dell’organismo.
Quali sono le principali tecnologie di cui può avvalersi un genetista Seminis nella creazione di una varietà?
Così come accade in tutti i settori, anche per noi ricercatori le nuove tecnologie aiutano e facilitano la nostra vita quotidiana. Per l’identificazione delle migliori linee pure parentali, in Bayer ci aiutiamo con i migliori strumenti, sia di processo che di selezione.
Le nostre serre si avvalgono delle più moderne tecnologie, i nostri processi di conduzione della coltura in campo e serra sono fortemente automatizzati e in osservanza a tutte le indicazioni fitosanitarie e di sostenibilità ambientale.
Ma è durante la selezione delle nostre linee parentali che la tecnologia ci viene maggiormente in soccorso, soprattutto attraverso l’utilizzo di device elettronici. La selezione e le numerosissime note agronomiche di campo vengono prese con l’ausilio di tablet, fotocamere e droni automatizzati. Gli aspetti di resistenza a virus, funghi e batteri vengono analizzati sia con prove di campo sia con prove sperimentali di laboratorio identificando velocemente, con l’aiuto di analisi molecolari, se le nostre linee abbiano o meno le necessarie resistenze ai vari patogeni con i quali, giornalmente, gli agricoltori devono confrontarsi.
Questi ausili permettono a noi ricercatori di ridurre notevolmente i tempi dello sviluppo delle linee parentali, inoltre ci aiutano a prendere decisioni molto più rapide, efficaci e focalizzate per rispondere tempestivamente alle esigenze degli agricoltori e dei mercati di tutto il mondo, a cui la nostra ricerca agraria non solo deve far fronte, ma anche saper anticipare soluzioni a problemi futuri.
Un’altra obiezione che spesso viene posta nei confronti dei semi ibridi è il loro prezzo, considerato troppo elevato, dimenticando però l’enorme lavoro che c’è dietro la creazione di una varietà. Quali sono i vantaggi dell’utilizzo di sementi ibride?
Come in molte cose, il prezzo è sicuramente una questione cruciale, ma nel caso delle sementi ibride si accompagna a un’elevata produttività accompagnata da qualità del prodotto.
Agricoltori, distributori e consumatori sono al centro del lavoro di Vegetables by Bayer: il vantaggio di acquistare le nostre sementi ibride risiede proprio nel fatto che dietro a ogni singolo seme ci sono il lavoro e la passione di tantissime persone che, attraverso la ricerca, la promozione e la vendita, si impegnano a soddisfare le esigenze di tutta la filiera.
Nei nostri semi risiedono tutto il nostro sforzo e l’impegno che ogni giorno mettiamo nei laboratori di ricerca, in ufficio, in campo, nella GDO, per riuscire a produrre varietà ibride che abbiano un indiscusso valore aggiunto rispetto alle varietà già presenti sul mercato, e in maniera notevolmente maggiore, rispetto alle piante non ibride.
Nelle orticole, infatti, non c’è paragone tra le caratteristiche agronomiche e le capacità produttive di un ibrido rispetto a un non ibrido: tutti i migliori risultati sono raggiungibili solo con l’uso di varietà ibride F1.